Sono bravo.. o no?

DelusionePrendo spunto dalla mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali 2018 in Russia per evidenziarne il valore educativo. Non cadrò nel tranello di trovare un aggettivo roboante per definire questo fatto. Non mi piace drammatizzare e considero questo fatto un semplice evento da valutare. Il parallelo che propongo è con la valutazione negativa che può capitare a qualche allievo.

Quando si propina un 3 od un 4 ad uno studente l’obiettivo principale è far comprendere che questa è la situazione e che deve conseguire un’analisi delle cause di una tale debacle. Non è una cosa scontata. Guardare, osservare i propri errori (orrori) è il primo passo per arrivare alla consapevolezza. In certi casi la sorpresa per il voto negativo è esplicitata con esclamazione del tipo: “ma se sapevo far tutto!” Non è da meravigliarsi. La sovrastima delle proprie capacità di comprensione e di applicazione non è così rara da incontrare, soprattutto tra i più giovani. Ecco quindi che la priorità è chiara: prendere consapevolezza della propria situazione.

La nostra nazionale soffriva (soffre?) di sovrastima poiché riteneva, ad esempio, che la Storia avesse un peso sulla situazione reale. Ma se guardiamo i due ultimi mondiali i dati evidenziano eliminazioni al primo turno. Anche agli Europei i risultati non è che siano stati brillanti tanto che ci si è quasi esaltati per un’uscita ai quarti (ai quarti!) perché avvenuta ai calci di rigore con la Germania. L’unico dato positivo è che l’esaltazione probabilmente era dovuta al sapere che la nostra nazionale non poteva ambire a grandi risultati. La mancata qualificazione ai mondiali dev’essere, né più né meno, la constatazione del nostro livello attuale. Dura da digerire? Sì, può esserlo, ma è uno snodo cruciale per poter risollevarsi.

Allo stesso modo lo studente consapevole deve considerare la valutazione corrispondente al suo livello, in quel momento. Da qui parte l’analisi degli eventuali errori commessi ma, soprattutto, si deve impostare una strategia per migliorare il proprio livello (anche se positivo!, aggiungerei). La strategia da costruire non è una banalità perché non ne esiste una che soddisfi ogni studente ma la pianificazione del percorso per migliorare è individuale e deve tener conto di molte variabili: il tempo da investire (anche se la quantità non significa garantire qualità), come gestire le proprie emozioni (un conto è fare gli esercizi a casa ed un conto in classe con un tempo limitato, sotto pressione), come eliminare gli errori (“sbaglio sempre i segni!”, “Bene! Cosa fai per non sbagliarli?”), come farsi aiutare, ..